Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) è la causa più diffusa di infezione virale dell’apparato respiratorio nell’infanzia. Nei paesi a clima temperato, come il nostro, la maggioranza delle infezioni da VRS avviene durante un periodo di 22 settimane, compreso tra novembre ed aprile, con un picco tra gennaio e febbraio.
È fondamentale poter effettuare una prevenzione efficace, soprattutto per i gruppi di pazienti a maggior rischio, quali i nati prematuri.
Non essendo ad oggi disponibile un vaccino in grado di proteggere definitivamente questi neonati, l’unica forma di protezione valida è la cosiddetta profilassi passiva mediante la somministrazione di un anticorpo monoclonale umanizzato (IgG) diretto contro l’antigene della proteina F del VRS: il Palivizumab.
La profilassi è raccomandata, nei neonati prematuri al di sotto delle 35 settimane di età gestazionale, in particolare in quelli altamente prematuri con un’età gestazionale inferiore alle 32 settimane. Questi neonati se non protetti possono contrarre una forma grave di Bronchiolite, ma sono anche suscettibili a superinfezioni batteriche nonché a gravi, seppur rare, complicanze neurologiche. Anche in altri particolari gruppi di bambini ad alto rischio, il VRS può causare gravi complicazioni respiratorie che possono portare all’ospedalizzazione del paziente, alla necessità di ventilazione meccanica e persino alla morte. Questi gruppi ad alto rischio, definiti in letteratura “special population”, hanno un aumento del tasso di ospedalizzazione da infezione da VRS da 3 a 10 volte; per tale motivo anche in questa categoria di bambini è giustificata la profilassi specifica con il Palivizumab.
Dal 2017 l’AIFA ha esteso l'indicazione alla profilassi ai bambini con co-morbilità, come quelli affetti da cardiopatia congenita, malattie neuromuscolari, fibrosi cistica, sindrome di Down e altre condizioni specifiche.